
Il gomito del tennista o epicondilite
Il gomito del tennista, tecnicamente definito epicondilite laterale, è una condizione dolorosa che colpisce i tendini estensori del polso e delle dita nella loro inserzione sull’epicondilo laterale dell’omero. Nonostante il nome, questa patologia non colpisce esclusivamente i tennisti ma può interessare chiunque esegua movimenti ripetitivi del braccio e del polso, rappresentando una delle cause più comuni di dolore al gomito negli adulti.
Si stima che circa il 1-3% della popolazione generale sia affetto da questa condizione, con un picco di incidenza tra i 30 e i 50 anni. La comprensione delle cause, dei sintomi e delle opzioni terapeutiche disponibili è essenziale per una gestione efficace di questa patologia spesso invalidante.
Cos’è l’epicondilite laterale
L’epicondilite laterale è una tendinopatia degenerativa che colpisce principalmente il tendine dell’estensore radiale breve del carpo, uno dei muscoli responsabili dell’estensione del polso. Il termine “epicondilite” è in realtà improprio perché non si tratta di un processo primariamente infiammatorio ma piuttosto di una degenerazione del tessuto tendineo.
L’epicondilo laterale è una prominenza ossea situata sulla parte esterna del gomito dove si inseriscono i tendini dei muscoli estensori dell’avambraccio. Questi muscoli permettono i movimenti di estensione del polso e delle dita, la supinazione dell’avambraccio e la presa degli oggetti.
La patologia si sviluppa quando microtraumi ripetuti causano microlacerazioni nelle fibre tendinee che, se non adeguatamente riparate, evolvono verso una degenerazione cronica del tessuto. Il tendine perde la sua normale struttura collagena organizzata e sviluppa aree di tessuto disorganizzato e ipovascolarizzato.
Dal punto di vista istologico, si osserva una degenerazione angiofibroblastica con proliferazione di fibroblasti, neovascolarizzazione disorganizzata e assenza dei classici segni di infiammazione acuta. Questa caratteristica spiega perché i trattamenti antinfiammatori tradizionali spesso risultano poco efficaci.
La condizione può essere acuta, quando i sintomi sono presenti da meno di sei settimane, o cronica, quando persistono oltre i tre mesi. La forma cronica è più comune e rappresenta una sfida terapeutica maggiore.

Cause del gomito del tennista
I movimenti ripetitivi di estensione del polso contro resistenza rappresentano la causa principale dell’epicondilite laterale. Nel tennis, il colpo di rovescio eseguito con tecnica scorretta sottopone i tendini estensori a stress ripetuti che possono superare la capacità di riparazione tissutale.
Le attività professionali che comportano movimenti ripetitivi del polso e della mano sono importanti fattori di rischio. Carpentieri, imbianchini, macellai, cuochi, operai di catena di montaggio e lavoratori che utilizzano cacciaviti o attrezzi manuali sono particolarmente esposti.
L’uso prolungato di computer e mouse può contribuire allo sviluppo di epicondilite, specialmente se la postazione di lavoro non è ergonomicamente corretta. La posizione del mouse, l’altezza della scrivania e la postura generale influenzano il carico sui tendini estensori.
L’età rappresenta un fattore di rischio, con maggiore incidenza tra i 30 e i 50 anni quando la capacità di riparazione tendinea inizia a ridursi e l’elasticità dei tessuti diminuisce.
La tecnica sportiva scorretta nel tennis, nel golf o in altri sport che coinvolgono movimenti del polso può aumentare significativamente il rischio. L’uso di racchette inadeguate per peso, bilanciamento o tensione delle corde contribuisce al sovraccarico tendineo.
Fattori anatomici come variazioni nella forma dell’epicondilo, differenze nella lunghezza dei muscoli estensori o alterazioni biomeccaniche della spalla e del polso possono predisporre allo sviluppo della patologia.
Le patologie sistemiche come diabete, artrite reumatoide e disturbi della tiroide possono influenzare negativamente la salute tendinea e rallentare i processi di guarigione.
Come capire se si ha il gomito del tennista
Il dolore localizzato sull’epicondilo laterale è il sintomo cardine dell’epicondilite. Il dolore può essere acuto e lancinante durante i movimenti o sordo e persistente a riposo nelle forme croniche. Tipicamente peggiora con i movimenti di estensione del polso contro resistenza.
La dolorabilità alla palpazione dell’epicondilo laterale è caratteristica e rappresenta un elemento diagnostico importante. Il paziente riferisce dolore quando si preme sulla prominenza ossea esterna del gomito.
Il dolore si irradia frequentemente lungo l’avambraccio verso il polso e la mano, seguendo il decorso dei muscoli estensori. Questa irradiazione può confondere la diagnosi con altre patologie nervose.
La debolezza nella presa è comune e il paziente può avere difficoltà a stringere oggetti, aprire barattoli, girare maniglie o sollevare pesi anche modesti. Questa debolezza deriva sia dal dolore che dalla compromissione della funzione tendinea.
La rigidità mattutina del gomito può essere presente nelle forme croniche, con difficoltà nei movimenti di estensione completa del gomito e del polso dopo periodi di inattività.
Il peggioramento con attività specifiche come stringere la mano, sollevare una tazza, usare il mouse del computer o praticare sport con racchetta è molto caratteristico e aiuta nella diagnosi differenziale.
Test clinici specifici come il test di Cozen (estensione del polso contro resistenza con gomito esteso) e il test di Mill (estensione passiva del polso con gomito esteso e avambraccio pronato) evocano il dolore tipico.
Quanto tempo dura il gomito del tennista
La durata dell’epicondilite laterale è estremamente variabile e dipende da numerosi fattori tra cui la gravità della lesione, la tempestività del trattamento e la capacità del paziente di modificare le attività causali.
Nei casi acuti trattati precocemente, il recupero completo può avvenire in 6-8 settimane con riposo adeguato e trattamenti conservativi appropriati. L’interruzione tempestiva delle attività causali è fondamentale per una guarigione rapida.
Nelle forme subacute o croniche, il decorso può prolungarsi per 6-12 mesi e in alcuni casi anche oltre. La persistenza dei sintomi oltre i sei mesi si verifica in circa il 20% dei pazienti nonostante i trattamenti conservativi.
Circa il 90% dei pazienti guarisce completamente con trattamenti conservativi entro 12 mesi dall’inizio dei sintomi. Tuttavia, il 5-10% dei casi richiede intervento chirurgico per la persistenza dei sintomi invalidanti.
Le recidive sono possibili se il paziente riprende prematuramente le attività che hanno causato il problema o se non vengono corretti i fattori predisponenti come tecnica sportiva scorretta o ergonomia lavorativa inadeguata.
Fattori che prolungano la guarigione includono la presenza di patologie sistemiche, l’età avanzata, la gravità iniziale della lesione, il coinvolgimento bilaterale e la persistenza dei fattori di rischio occupazionali.
Diagnosi dell’epicondilite
La diagnosi di epicondilite laterale è principalmente clinica e si basa su anamnesi ed esame obiettivo accurati. Il medico indaga l’insorgenza dei sintomi, le attività lavorative e sportive, i precedenti trattamenti e le caratteristiche del dolore.
L’esame fisico include la palpazione dell’epicondilo laterale per identificare il punto di massima dolorabilità, la valutazione della forza di presa e dei movimenti del polso, e l’esecuzione di test provocativi specifici.
Gli esami di imaging non sono routinariamente necessari ma possono essere utili per escludere altre patologie o nei casi dubbi. La radiografia può escludere artrite, fratture o calcificazioni anomale.
L’ecografia muscolo-scheletrica è l’esame più utile per confermare la diagnosi, visualizzare le alterazioni tendinee degenerative, identificare eventuali calcificazioni e guidare infiltrazioni terapeutiche. Mostra ispessimento tendineo, aree ipoecogene e neovascolarizzazione.
La risonanza magnetica è raramente necessaria ma può essere indicata quando si sospettano lesioni associate come lesioni del legamento collaterale laterale, osteocondrite o patologie intra-articolari.
L’elettromiografia può essere necessaria se si sospetta una compressione del nervo radiale o del suo ramo posteriore (sindrome del tunnel radiale), che può mimare i sintomi dell’epicondilite.
Trattamenti conservativi
Il riposo funzionale è il primo intervento terapeutico e richiede la modificazione o l’interruzione temporanea delle attività che provocano dolore. Non significa immobilizzazione completa ma riduzione del carico sui tendini estensori.
La crioterapia con applicazione di ghiaccio per 15-20 minuti più volte al giorno aiuta a controllare il dolore e ridurre l’edema locale nelle fasi acute.
I farmaci antinfiammatori non steroidei possono fornire sollievo sintomatico nel breve termine, anche se la loro efficacia è limitata considerando la natura degenerativa piuttosto che infiammatoria della patologia.
La fisioterapia rappresenta un pilastro del trattamento conservativo e include diverse tecniche. Gli esercizi eccentrici di rinforzo dei muscoli estensori hanno dimostrato efficacia nel stimolare la riparazione tendinea e ridurre il dolore.
Le terapie fisiche come onde d’urto extracorporee, laser terapia, ultrasuoni e tecarterapia possono accelerare la guarigione stimolando la riparazione tissutale e riducendo il dolore.
Il tutore per epicondilite (bracciale o fascia compressiva) applicato sull’avambraccio prossimale può ridurre lo stress sul tendine modificando il punto di origine della forza muscolare.
Le infiltrazioni di corticosteroidi possono fornire sollievo temporaneo dal dolore ma devono essere utilizzate con cautela per il rischio di indebolimento tendineo e atrofia dei tessuti molli.
Il plasma ricco di piastrine (PRP) rappresenta un trattamento biologico promettente che utilizza fattori di crescita autologhi per stimolare la rigenerazione tendinea. I risultati sono variabili ma generalmente positivi.
[SUGGERIMENTO TABELLA]: Inserire qui una tabella “Trattamenti conservativi per l’epicondilite” con colonne: Trattamento, Meccanismo d’azione, Efficacia, Durata tipica.
Come curare l’infiammazione del tendine del gomito
La terapia manuale eseguita da fisioterapisti esperti include tecniche di mobilizzazione articolare, massaggio trasverso profondo e manipolazioni dei tessuti molli per migliorare la mobilità e ridurre le aderenze.
Gli esercizi di stretching dei muscoli estensori del polso devono essere eseguiti regolarmente per mantenere l’elasticità tissutale e prevenire la rigidità. Lo stretching deve essere graduale e mai doloroso.
La rieducazione posturale e il training ergonomico sono fondamentali per correggere le posture viziate e le tecniche di lavoro scorrette che contribuiscono al sovraccarico tendineo.
Nel tennis e in altri sport, la correzione della tecnica è essenziale. Un istruttore qualificato può identificare errori tecnici nel gesto atletico e suggerire modifiche per ridurre lo stress sui tendini.
L’ottimizzazione dell’attrezzatura sportiva include la scelta di racchette con manico di dimensione appropriata, peso e bilanciamento adeguati, e tensione delle corde ottimale. Nel lavoro, significa utilizzo di attrezzi ergonomici.
Il taping neuromuscolare (kinesiotaping) applicato secondo tecniche specifiche può fornire supporto, ridurre il dolore e migliorare la propriocezione durante le attività.
Trattamento chirurgico
La chirurgia è riservata ai casi refrattari che non rispondono a 6-12 mesi di trattamenti conservativi appropriati e continuano a presentare sintomi invalidanti che interferiscono significativamente con le attività quotidiane.
La tecnica chirurgica più comune è il debridement del tessuto tendineo degenerato, che può essere eseguito a cielo aperto, per via artroscopica o con tecniche percutanee mini-invasive. L’intervento rimuove il tessuto patologico e stimola la guarigione.
L’intervento a cielo aperto offre la migliore visualizzazione ma comporta una cicatrice più grande e tempi di recupero leggermente più lunghi. Permette l’esplorazione completa dell’area e il trattamento di patologie associate.
La tecnica artroscopica è meno invasiva, comporta minor dolore post-operatorio e recupero più rapido, ma richiede esperienza specifica e strumentazione adeguata.
Le tecniche percutanee sotto guida ecografica stanno emergendo come alternativa mini-invasiva con ottimi risultati e rapido ritorno alle attività.
Il tasso di successo della chirurgia è elevato, con circa l’80-90% dei pazienti che ottiene un significativo miglioramento del dolore e della funzione. Il recupero completo richiede solitamente 3-6 mesi.
Prevenzione del gomito del tennista
La prevenzione primaria si basa sull’identificazione e la correzione dei fattori di rischio prima che si sviluppi la patologia. Negli sportivi, la tecnica corretta e l’uso di attrezzatura appropriata sono fondamentali.
Il riscaldamento adeguato prima dell’attività sportiva o lavorativa prepara i tessuti allo sforzo e riduce il rischio di microtraumi. Esercizi di stretching e mobilizzazione dovrebbero precedere ogni attività intensa.
Il rafforzamento progressivo dei muscoli dell’avambraccio attraverso esercizi specifici aumenta la resistenza dei tendini al carico e migliora la biomeccanica del movimento.
L’alternanza delle attività e le pause regolari durante lavori ripetitivi permettono il recupero tissutale e prevengono l’accumulo di microtraumi. La regola del 20-20-20 (pausa di 20 secondi ogni 20 minuti guardando a 20 piedi di distanza) è utile per chi lavora al computer.
L’ergonomia del posto di lavoro deve essere ottimizzata con arredi adeguati, posizionamento corretto degli strumenti e uso di ausili ergonomici quando necessario.
Il mantenimento di una buona forma fisica generale, un peso corporeo adeguato (obesità aumenta il carico su articolazioni e tendini) e uno stile di vita sano contribuiscono alla salute tendinea e alla capacità di riparazione tissutale.