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La Tiroidite di Hashimoto: sintomi e cosa mangiare

La tiroidite di Hashimoto è la causa più comune di ipotiroidismo nei paesi occidentali. Si tratta di una malattia autoimmune cronica che colpisce la tiroide, provocando un’infiammazione progressiva di questa importante ghiandola endocrina.

Comprendere i sintomi, le cause e le strategie di gestione, comprese quelle alimentari, è fondamentale per chi convive con questa condizione.

Cos’è la tiroidite di Hashimoto

La tiroidite di Hashimoto, chiamata anche tiroidite cronica autoimmune, è una malattia in cui il sistema immunitario attacca erroneamente la ghiandola tiroidea. Questo processo infiammatorio cronico danneggia progressivamente il tessuto tiroideo, riducendo la capacità della ghiandola di produrre gli ormoni tiroidei, essenziali per regolare il metabolismo corporeo.

La tiroide è una piccola ghiandola a forma di farfalla situata nella parte anteriore del collo. Produce due ormoni principali: la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3), che influenzano praticamente ogni cellula del corpo regolando il metabolismo, la temperatura corporea, il battito cardiaco, la crescita e lo sviluppo.

Nella tiroidite di Hashimoto, il sistema immunitario produce anticorpi specifici contro componenti della tiroide, in particolare contro la tireoperossidasi (anti-TPO) e la tireoglobulina (anti-TG). Questi anticorpi attaccano gradualmente il tessuto tiroideo causando infiammazione e, nel tempo, distruzione delle cellule ghiandolari.

La malattia colpisce prevalentemente le donne, con un rapporto di 10:1 rispetto agli uomini, e può manifestarsi a qualsiasi età, sebbene sia più frequente tra i 30 e i 50 anni. Esiste una forte componente genetica: avere familiari con malattie tiroidee o altre patologie autoimmuni aumenta significativamente il rischio di sviluppare la tiroidite di Hashimoto.

Cause e sviluppo della malattia

Le cause esatte della tiroidite di Hashimoto non sono completamente comprese, ma si ritiene che derivi dall’interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali scatenanti.

La predisposizione genetica gioca un ruolo chiave: sono stati identificati diversi geni associati a un aumentato rischio di sviluppare la malattia. Tuttavia, la genetica da sola non è sufficiente a causare la tiroidite di Hashimoto, devono intervenire anche fattori ambientali.

Tra i fattori scatenanti, l’eccesso di iodio nella dieta può precipitare la malattia in individui predisposti. Paradossalmente, anche la carenza di iodio può aumentare il rischio. Infezioni virali, come quelle da virus di Epstein-Barr o da enterovirus, possono innescare la risposta autoimmune in soggetti suscettibili.

Le alterazioni ormonali, in particolare durante gravidanza, post-parto e menopausa, possono favorire l’esordio o l’aggravamento della malattia. Lo stress cronico e l’esposizione a radiazioni ionizzanti rappresentano ulteriori fattori di rischio.

Il fumo di sigaretta e alcune sostanze inquinanti ambientali possono influenzare negativamente la funzione tiroidea. Anche la presenza di altre malattie autoimmuni, come celiachia, diabete di tipo 1, artrite reumatoide o lupus, aumenta il rischio di sviluppare la tiroidite di Hashimoto.

La malattia si sviluppa generalmente in modo graduale. Inizialmente, la tiroide può ancora produrre quantità normali di ormoni, nonostante l’infiammazione in corso. In questa fase, chiamata eutiroidismo, i pazienti possono essere asintomatici. Con il progredire del danno tissutale, la produzione ormonale diminuisce portando all’ipotiroidismo, la fase sintomatica della malattia.

Sintomi comuni della tiroidite di Hashimoto

I sintomi della tiroidite di Hashimoto variano notevolmente da persona a persona e possono svilupparsi molto lentamente, rendendo talvolta difficile il riconoscimento precoce della malattia.

Nelle fasi iniziali, quando la funzione tiroidea è ancora conservata, molti pazienti non presentano sintomi evidenti. Tuttavia, può essere presente un ingrossamento della ghiandola tiroidea, chiamato gozzo, che si manifesta come un rigonfiamento nella parte anteriore del collo. Il gozzo può causare sensazione di oppressione alla gola, difficoltà nella deglutizione o fastidio nell’indossare collane o indumenti stretti al collo.

Quando si sviluppa l’ipotiroidismo, compaiono sintomi più evidenti legati al rallentamento del metabolismo. La stanchezza cronica e la mancanza di energia sono tra i sintomi più comuni e debilitanti. I pazienti riferiscono di sentirsi sempre stanchi, anche dopo un riposo adeguato.

L’aumento di peso inspiegabile, nonostante un’alimentazione controllata, è frequente a causa del rallentamento metabolico. La sensibilità al freddo è caratteristica: i pazienti sentono freddo più facilmente rispetto agli altri e hanno difficoltà a riscaldarsi.

La pelle diventa secca, ruvida e pallida, mentre i capelli diventano fragili, sottili e tendono a cadere più del normale. Anche le unghie possono diventare fragili e striate. La stipsi è un sintomo comune dovuto al rallentamento della motilità intestinale.

A livello cognitivo, possono manifestarsi difficoltà di concentrazione, problemi di memoria, rallentamento del pensiero e sensazione di “annebbiamento mentale”. I disturbi dell’umore sono frequenti: depressione, ansia, irritabilità e sbalzi emotivi.

I dolori muscolari e articolari, rigidità e crampi sono comuni. Le mestruazioni possono diventare più abbondanti e irregolari. La voce può diventare più rauca a causa dell’edema delle corde vocali. Nei casi più severi, possono comparire gonfiore al viso (specialmente intorno agli occhi), rallentamento del battito cardiaco e livelli elevati di colesterolo.

Sintomi della Tiroidite di Hashimoto
Categoria Sintomi
Fase iniziale Spesso asintomatica. Possibile gozzo (rigonfiamento collo) con sensazione di oppressione alla gola, difficoltà nella deglutizione
Sintomi generali Stanchezza cronica e mancanza di energia (sempre stanchi anche dopo riposo). Sensibilità al freddo. Aumento di peso inspiegabile
Pelle, capelli, unghie Pelle secca, ruvida e pallida. Capelli fragili, sottili, caduta aumentata. Unghie fragili e striate
Apparato digerente Stipsi (rallentamento motilità intestinale)
Aspetti cognitivi Difficoltà di concentrazione, problemi di memoria, rallentamento del pensiero, “annebbiamento mentale”
Umore Depressione, ansia, irritabilità, sbalzi emotivi
Muscoli e articolazioni Dolori muscolari e articolari, rigidità, crampi
Altri sintomi Mestruazioni più abbondanti e irregolari. Voce rauca (edema corde vocali)
Casi severi Gonfiore al viso (specialmente intorno agli occhi), rallentamento battito cardiaco, colesterolo elevato

Diagnosi della tiroidite di Hashimoto

La diagnosi si basa su una combinazione di valutazione clinica ed esami di laboratorio. Il medico valuta innanzitutto i sintomi riferiti dal paziente e palpa il collo per verificare la presenza di gozzo o noduli tiroidei.

Gli esami del sangue sono fondamentali e includono il dosaggio del TSH (ormone tireostimolante), che risulta elevato nell’ipotiroidismo, e degli ormoni tiroidei T4 e T3, che possono essere normali nelle fasi iniziali o ridotti nell’ipotiroidismo conclamato.

La ricerca degli anticorpi anti-tiroide conferma la natura autoimmune della malattia. Gli anticorpi anti-tireoperossidasi (anti-TPO) sono presenti in oltre il 90% dei pazienti con tiroidite di Hashimoto, mentre gli anticorpi anti-tireoglobulina (anti-TG) sono positivi in circa il 50-70% dei casi.

L’ecografia tiroidea può evidenziare le caratteristiche alterazioni della struttura ghiandolare tipiche della tiroidite cronica: la ghiandola appare disomogenea, con aree di diversa ecogenicità, e può essere ingrossata o, nelle fasi avanzate, di dimensioni ridotte.

Trattamento della tiroidite di Hashimoto

Il trattamento principale della tiroidite di Hashimoto consiste nella terapia sostitutiva con levotiroxina, l’ormone tiroideo sintetico. Questo farmaco va assunto quotidianamente, generalmente al mattino a digiuno, per ripristinare i normali livelli ormonali.

Il dosaggio viene personalizzato in base ai valori di TSH e agli ormoni tiroidei, e richiede controlli periodici per eventuali aggiustamenti. È importante assumere il farmaco sempre alla stessa ora e a stomaco vuoto, aspettando almeno 30-60 minuti prima di fare colazione, per garantire un assorbimento ottimale.

La maggior parte dei pazienti con tiroidite di Hashimoto necessita di terapia per tutta la vita. Con il giusto trattamento, i sintomi regrediscono e i pazienti possono condurre una vita del tutto normale.

Attualmente non esistono terapie che possano invertire il processo autoimmune alla base della malattia, ma la ricerca è attiva in questo campo.

Chi soffre di tiroidite di Hashimoto cosa deve mangiare

L’alimentazione gioca un ruolo importante nella gestione della tiroidite di Hashimoto, anche se non può sostituire la terapia farmacologica. Una dieta equilibrata può aiutare a controllare i sintomi, supportare la funzione tiroidea e migliorare il benessere generale.

Lo iodio è essenziale per la produzione degli ormoni tiroidei, ma nella tiroidite di Hashimoto l’eccesso può peggiorare l’infiammazione. È importante assumerne quantità adeguate ma non eccessive. Fonti naturali di iodio sono pesce, frutti di mare e alghe, da consumare con moderazione. È consigliabile utilizzare sale iodato in piccole quantità.

Il selenio è un minerale importante per la funzione tiroidea e per la conversione del T4 in T3, la forma attiva dell’ormone. Studi hanno dimostrato che la supplementazione di selenio può ridurre i livelli di anticorpi anti-tiroidei. Alimenti ricchi di selenio sono noci del Brasile, pesce, uova, pollame e cereali integrali.

Lo zinco e il ferro sono essenziali per la sintesi degli ormoni tiroidei. Carni magre, legumi, frutta secca e semi ne sono buone fonti. La vitamina D svolge un ruolo nel sistema immunitario e la sua carenza è comune nei pazienti con tiroidite di Hashimoto. Esposizione solare moderata, pesce grasso e uova ne favoriscono l’apporto.

Gli alimenti ricchi di antiossidanti, come frutta e verdura colorata, aiutano a combattere l’infiammazione. Frutti di bosco, agrumi, verdure a foglia verde, carote e pomodori sono particolarmente benefici.

Gli acidi grassi omega-3, presenti in pesce azzurro, noci e semi di lino, hanno proprietà antinfiammatorie e possono aiutare a ridurre l’infiammazione tiroidea.

Alcuni alimenti andrebbero limitati o evitati. I cibi goitrogeni, come cavoli, broccoli, cavolfiori, soia e miglio, possono interferire con la funzione tiroidea se consumati crudi e in grandi quantità. La cottura riduce significativamente questo effetto.

Il glutine può essere problematico in alcuni pazienti, specialmente se coesiste celiachia o intolleranza al glutine. Molti pazienti riferiscono miglioramenti eliminando o riducendo il glutine dalla dieta.

Gli zuccheri raffinati e gli alimenti processati favoriscono l’infiammazione e dovrebbero essere limitati. Una dieta antinfiammatoria, simile alla dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce e olio extravergine di oliva, è generalmente raccomandata.

Alimentazione e Tiroidite di Hashimoto
✅ CONSIGLIATI ❌ SCONSIGLIATI/DA EVITARE
Pesce, frutti di mare, alghe (con moderazione per iodio) Eccesso di iodio (peggiora infiammazione)
Sale iodato in piccole quantità Cibi goitrogeni crudi in grandi quantità (cavoli, broccoli, cavolfiori, soia, miglio)
Noci del Brasile (selenio) Glutine (in caso di celiachia o intolleranza)
Uova, pollame Zuccheri raffinati
Cereali integrali Alimenti processati
Carni magre, legumi, frutta secca, semi (zinco e ferro)
Pesce grasso (vitamina D e omega-3)
Frutta e verdura colorata (antiossidanti): frutti di bosco, agrumi, verdure a foglia verde, carote, pomodori
Pesce azzurro, noci, semi di lino (omega-3 antinfiammatori)
Olio extravergine di oliva

Come si vive con la tiroidite di Hashimoto

Con un trattamento adeguato, la maggior parte delle persone con tiroidite di Hashimoto può condurre una vita normale e attiva. È importante assumere regolarmente la terapia ormonale, effettuare controlli periodici della funzione tiroidea e adottare uno stile di vita sano.

La gestione dello stress attraverso tecniche di rilassamento, meditazione o yoga può essere utile. L’attività fisica regolare aiuta a controllare il peso, migliorare l’umore e aumentare i livelli di energia. Un sonno adeguato e di qualità è fondamentale per il benessere generale.

Il supporto psicologico può essere prezioso, specialmente nelle fasi iniziali dopo la diagnosi o quando i sintomi impattano significativamente sulla qualità della vita.